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Italbasket100

Lino Lardo e quei 1200 chilometri percorsi per tifare Meo Sacchetti a Nantes

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22 Gennaio 2021

E' il 3 giugno 1983, in Italia l'estate è alle porte ma a Loano, splendida località balneare in provincia di Savona, è arrivata da tempo.

Lino, Gino e Roberto come tutte le sere si ritrovano al campetto e tra una sfida e l'altra parte la suggestione. "Oh, domani a quest'ora è iniziata la finale dell'Europeo tra Italia e Spagna. Quanto sarebbe bello esserci...".

A bordo campo, al campetto di Loano, c'è anche Orazio Cacace, storica figura di riferimento del basket ligure e presidente della società locale. "State dicendo sul serio? Se volete mi attivo per i biglietti della finale. Se li trovo, partiamo?". Tra Loano e Nantes ballano 1150 chilometri, a gennaio 2021 Maps indica in quasi 12 ore il tempo di viaggio ma è facile pensare che nel 1983 strade e automobili fossero meno confortevoli di ora.

Nel giro di pochi minuti Cacace rimedia i biglietti, si parte. Uno dei quattro protagonisti del viaggio è un certo Lino Lardo, attuale allenatore della Nazionale Femminile e all'epoca compagno di squadra a Torino di Carlo Caglieris, Renzo Vecchiato e Meo Sacchetti. In quella Nazionale campione d'Europa tre giocatori provengono dall'Auxilium, tre dalla Virtus Bologna (Roberto Brunamonti, Marco Bonamico, Renato Villalta), due da Cantù (Antonello Riva e Pierluigi Marzorati) e uno da Milano (Dino Meneghin), Roma (Enrico Gilardi), Trieste (Alberto Tonut) e Brescia (Ario Costa).

Il viaggio è lunghissimo, appena entrati in Francia Lardo e i suoi fratelli vengono accolti da un cartello onnipresente che riporta la scritta "grève". Vuol dire che i casellanti dell'autostrada sono in sciopero e questa per quattro liguri d.o.c. è un'occasione da sfruttare, magari accelerando il più possibile.

Non sia mai che il "grève" rientri.

E' la mattina della finale e la Nazionale sta facendo colazione in albergo. La tranquillità è minata dall'irruzione di una delegazione di tifosi in arrivo da Loano. "Eravamo stanchissimi - ricorda Lardo - al punto che il fisioterapista, Alessandro Galleani, si intenerì e ci portò degli integratori. Andammo al palazzetto con loro, a fine allenamento Meo ci diede i "Pass" dei giocatori: con quelli al termine della finale riuscimmo a scendere in campo e quasi ci ritrovammo sul podio. Non a caso io compaio in tante foto di gioia degli Azzurri. E' stata una giornata irripetibile, indimenticabile. Ero arrivato a Torino quell'anno, come cambio di Caglieris che avevo conosciuto qualche estate prima a Loano, dove lui veniva in vacanza con la moglie. Lui era già famoso, io un ragazzino che temeva di disturbarlo quando lo incontrava al campetto. Mio padre mi spingeva "Ma vai a conoscerlo, vedi che non è neanche tanto alto...". Pochi anni dopo ero diventato un suo compagno di squadra, incredibile. A Torino mi legai tantissimo a tutti i senatori e tra questi a Meo, che era il vero leader di una squadra con tante personalità importanti. In campo poteva giocare in cinque ruoli, fuori era capace di sdrammatizzare ogni situazione. Come dimenticare le imitazioni di Diego Abatantuono nello spogliatoio o i tanti inviti a cena a casa sua. Dalla quale spesso mi capitava di uscire con un salame e una bottiglia di vino".

Per la cronaca, i quattro eroi di Loano fecero appena in tempo ad assaporare l'emozione tutta Azzurra di quella magica notte di Nantes e poi ripresero la strada di casa.

Il rischio che lo sciopero dei casellanti francesi fosse revocato, non era sostenibile.

Ufficio Stampa Fip

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