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Nazionale A maschile

Verona Basketball Cup. Italia-Venezuela 72-54. Cinciarini, Moraschini e M. Vitali lasciano il raduno. Meo: "Scelte sofferte. Atteggiamento in campo da rivedere"

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10 Agosto 2019

Gli Azzurri chiudono con una vittoria sul Venezuela (72-54) la Verona Basketball Cup, ultimo torneo di preparazione in Italia. Dopo il match, il CT Meo Sacchetti ha autorizzato a lasciare il ritiro Andrea Cinciarini, Riccardo Moraschini e Michele Vitali, che dunque non proseguiranno il percorso di avvicinamento alla FIBA World Cup. Gli altri 15 Azzurri godranno invece di due giorni di riposo prima di ritrovarsi a Roma, presso il Centro di Preparazione Olimpica dell’Acqua Acetosa. Nella Capitale, sempre presso il CPO, è previsto uno scrimmage contro il Venezuela il 14 agosto. A Ferragosto la squadra si trasferirà ad Atene, dove il 16, 17 e 18 giocherà il Torneo dell’Acropolis contro Grecia, Serbia e Turchia. La partenza per la Cina è prevista per il giorno 19 agosto direttamente da Atene.

Così il CT Meo Sacchetti: “Il bilancio di questo torneo non può dirsi positivo. Se escludiamo i buoni 30 minuti con la Russia, anche questa sera ciò che non mi è piaciuto è l’atteggiamento. E’ vero, ci manca ancora qualche giocatore importante ed è noto il nostro deficit sotto canestro ma non è solo su questi punti che dovremo lavorare nei prossimi giorni. Già dal torneo di Atene affronteremo squadre davvero temibili e quei tre test ci diranno dove possiamo andare. Ho sofferto e soffro nel dover fare delle scelte come quelle che hanno coinvolto Andrea, Riccardo e Michele. Ma è il mio lavoro”.

Fuori dai 12 per la sfida al Venezuela (al Mondiale nel gruppo A di Pechino con Costa d’Avorio, Polonia e Cina) rimangono Datome, Gallinari, Cinciarini, Brooks, Gentile e Hackett. Tornano in campo, rispetto alla partita con la Russia, Giampaolo Ricci, Riccardo Moraschini e Michele Vitali. Due minuti per rompere il ghiaccio e gli Azzurri impongono subito il proprio gioco: nel primo tempo Della Valle e Abass trascinano la squadra con due triple a testa e tanta qualità. I sudamericani, aggrappati ai punti di Nestor Colmenares, vedono aumentare via via il gap.
Stesso registro nel terzo periodo, con Paul Biligha in grande evidenza (migliorato il suo precedente career high Azzurro di 11 punti; chiuderà con 12). Senza grandi sussulti nemmeno gli ultimi 10 minuti della partita, con il Venezuela che non riesce mai a risalire la china nonostante possa vantare il maggior numero di rimbalzi in attacco (16-10). Awudu Abass MVP del torneo con 16 punti.

Nel pomeriggio la Russia ha battuto anche il Senegal (73-56, Motovilov 17) vincendo il torneo senza sconfitte. Secondi gli Azzurri davanti agli africani. Ultimi i sudamericani, senza vittorie.

Questi gli Azzurri rimasti a disposizione di Meo Sacchetti: Abass, Aradori, Belinelli, Biligha, Brooks, Datome, Della Valle, Filloy, Gallinari, Gentile, Hackett, Ricci, B. Sacchetti, Tessitori, L. Vitali.

Il programma

Domenica 11 agosto
Riposo

Lunedì 12 agosto
Riposo

Martedì 13 agosto
Allenamenti presso CPO “Giulio Onesti” Acqua Acetosa

Mercoledì 14 agosto
Scrimmage contro il Venezuela presso CPO “Giulio Onesti” Acqua Acetosa

Giovedì 15 agosto
Trasferimento ad Atene
Ore 17.30 Allenamento presso OAKA (Atene)

16/18 agosto Torneo dell’Acropolis (OAKA, diretta Sky Sport HD)

Venerdì 16 agosto
Ore 18.00 (ore 17.00 in Italia) Serbia-Turchia
Ore 20.30 (ore 19.30 in Italia) Grecia-Italia

Sabato 17 agosto
Ore 18.00 (ore 17.00 in Italia) Italia-Serbia
Ore 20.30 (ore 19.30 in Italia) Grecia-Turchia

Domenica 18 agosto
Ore 18.00 (ore 17.00 in Italia) Italia-Turchia
Ore 20.30 (ore 19.30 in Italia) Grecia-Serbia

Lunedì 19 agosto
Trasferimento a Shenyang (Cina)


I tabellini

Italia-Venezuela 72-54 (20-14, 18-14, 15-10, 19-16)
Italia: Della Valle 8 (0/2, 2/4), Belinelli* 5 (1/5, 0/2), Aradori 4 (1/4, 0/1), Biligha* 12 (5/7), Vitali L.* 5 (0/1 da tre), Filloy 7 (2/2, 1/4), Tessitori 5 (2/5), Ricci 9 (2/6, 1/1), Abass* 16 (1/1, 3/5), Moraschini ne, Vitali M. ne, Sacchetti B.* 1 (0/2 da tre). All: Sacchetti R.
Venezuela: Mijares 3 (1/2 da tre), Vargas G.* 3 (0/5, 1/3), Zamora 3 (0/6 da tre), Chourio* 5 (1/2, 1/5), Vargas J.* (0/2, 0/2), Bethelmy 8 (1/1, 2/4), Ruiz* 2 (1/1, 0/1), Graterol 5 (2/2), Guillen ne, Sifontes (0/2, 0/4), Lewis 2 (1/2, 0/1), Perez, Ascanio 2 (1/1), Carrera 9 (3/7, 1/3), Colmenares* 12 (4/5, 1/3). All: Duro F.
Tiri da due Ita 14/32, Ven 14/30; Tiri da tre Ita 7/20, Ven 7/34; Tiri liberi Ita 23/29, Ven 5/10. Rimbalzi Ita 36 (Della Valle e Vitali L. 5), Ven 40 (Vargas G. e Ruiz 6). Assist Ita 20 (Vitali 5), Ven 14 (Mijares 6).
Spettatori: 2500
Arbitri: Borgo, Lanzarini, Sardella

Russia-Senegal 73-56 (21-14, 16-12, 24-9, 12-21)
Russia: Sopin* 9 (1/3, 2/3), Karasev (0/2, 0/2), Baburin, Motovilov 17 (3/4, 3/5), Fridzon* 15 (5/7, 1/2), Ivlev* 2 (1/2), Antonov 6 (3/5, 0/1), Zubkov 6 (3/5, 0/3), Balashov, Vorontsevich* 8 (4/5, 0/2), Valiev 4 (2/2), Zabelin 3 (1/1, 0/1), Kurbanov* 3 (1/4 da tre). All: Bazarevich S.
Senegal: Ndour* 2 (1/4), Thiam 7 (2/5, 0/1), Niang 4 (0/2), D’Almeida* (0/3 da tre), Mendy 2 (1/1, 0/1), Gueye 3 (1/4, 0/2), Sambe 5 (1/2, 1/3), Faye M.* 2 (1/1, 0/1), Ndiaye (0/1), Faye I. 2 (1/1), Ndoye* 16 (6/9, 0/1), Toure* 13 (4/7, 1/1). All: Gaye M.
Tiri da due Rus 23/36, Sen 18/37; Tiri da tre Rus 7/3, Sen 2/13; Tiri liberi Rus 6/9, Sen 14/16. Rimbalzi Rus 28 (4 Baburin), Sen 31 (8 Toure). Assist Rus 23 (7 Kurbanov), Sen 10 (4 D’Almeida).
Usciti 5 falli: Mendy
Spettatori: 1000
Arbitri: Boninsegna, Mazzoni, Begnis


Seconda giornata

Italia-Russia 70-72 (22-7, 18-25, 25-21, 5-19)
Italia: Della Valle 9 (3/5, 1/2), Belinelli 11 (1/3, 2/5), Aradori (0/3 da tre), Gentile 13 (4/10, 0/1), Biligha 2 (1/2), Vitali L. (0/3), Hackett 7 (3/5, 0/2), Filloy, Brooks 4 (2/2, 0/1), Tessitori 4 (1/1), Abass 7 (2/2, 1/2), Sacchetti B. 13 (1/1, 1/3). All: Sacchetti R.
Russia: Bolomboy 3 (1/3, 0/1), Sopin 6 (1/1 da tre), Karasev 5 (0/5, 1/4), Baburin 2 (1/1, 0/3), Motovilov 6 (2/5, 0/1 ), Fridzon 16 (2/4, 4/6), Ivlev 2 (1/2), Antonov (0/4, 0/2), Zubkov ne, Balashov, Vorontsevich 2 (1/3, 0/1), Platunov 4 (2/2), Kulagin 10 (2/5 da tre), Valiev (0/1), Kurbanov 16 (5/8, 1/2). All. Bazarevich S.
Tiri da due Ita 18/34, Rus 15/38; Tiri da tre Ita 5/19, Rus 9/26; Tiri liberi Ita 19/29, Rus 15/22. Rimbalzi Ita 34 (Biligha 7), Rus 42 (Vorontsevich 6) Assist Ita 12 (Filloy 3), Rus 13 (Vorontsevich 3).
Spettatori: 5000
Arbitri: Lanzarini, Begnis, Mazzoni

Senegal-Venezuela 75-69 (19-18, 8-18, 20-18, 19-15)
Senegal: Ndour 8 (1/5, 0/1), Thiam, Adams ne, Niang 2 (1/2, 0/1), D’Almeida 4 (0/2, 1/4), Mendy, Sambe 11 (0/2, 3/3), Faye 25 (2/4, 4/7), Mbodj 1 (0/2), Ndiaye 1 (0/1), Ndoye 10 (4/7), Toure 13 (4/6, 1/2). All: Gaye M.
Venezuela: Mijares, Vargas G. 15 (5/5, 1/3), Zamora ne, Chourio 7 (2/3, 1/5), Vargas J. 6 (0/1, 2/8), Bethelmy 6 (0/1, 2/10), Ruiz 2 (1/3), Graterol 2 (1/1), Guillen 2 (1/2, 0/2), Sifontes 1 (0/1 da tre), Lewis (0/2, 0/1), Perez 4 (1/3, 0/2), Ascanio ne, Carrera 5 (1/6, 0/3), Colmenares 19 (4/8, 1/3). All: Duro F.
Tiri da due Sen 12/31, Ven 16/35; Tiri da tre Sen 9/18, Ven 7/28; Tiri liberi Sen 24/34, Ven 16/25. Rimbalzi Sen 44 (10 Ndour), Ven 39 (7 Carrera, Colmenares). Assist Sen 15 (D’Almeida), Ven 16 (5 Guillen, Vargas G.).
Usciti 5 falli: Vargas G.
Spettatori: 2000
Arbitri: Sardella, Borgo, Boninsegna

Prima giornata

Italia-Senegal 111-54 (31-10, 24-16, 30-15, 26-13)
Italia: Della Valle* 11 (1/2, 3/3), Aradori 15 (3/5, 3/5), Gentile* 10 (3/6), Biligha* 8 (2/5, 0/1), Vitali L. 7 (2/2, 1/2), Hackett* 7 (2/3, 1/1), Filloy 3 (1/4 da tre), Brooks* 5 (0/1, 1/3), Ricci 9 (3/3, 1/3), Abass 13 (4/5, 1/4), Vitali M. 15 (1/3, 2/3), Sacchetti B. 8 (1/1, 2/3).
All: Sacchetti R.
Senegal: Thiam* (0/1, 0/2), Adams 7 (1/2, 1/3), D’Almeida* 8 (2/2, 1/2), Ndour 2 (0/1), Ndoye M. 1 (0/2), Mendy 3 (1/1), Gueye 2 (1/2, 0/2), Sambe* 3 (0/1, 1/2), Mbodj 1 (0/2), Ndiaye 2 (1/3), Faye 4 (0/1), Ndoye Y.* 8 (3/8), Toure* 13 (5/9). All: Gaye M.
Tiri da due Ita 22/36, Sen 14/35; Tiri da tre Ita 16/32, Sen 3/11; Tiri liberi Ita 19/20, Sen 17/26. Rimbalzi Ita 31 (Della Valle 5), Sen 29 (Ndoye 7). Assist Ita 31 (Della Valle 5), Sen 8 (Adams 3).
Usciti 5 falli: Thiam, Sacchetti B.
Spettatori: 2000
Arbitri: Mazzoni, Boninsegna, Borgo

Venezuela-Russia 54-69 (17-19, 10-13, 16-18, 11-19)
Venezuela: Mijares 3 (1/1), Vargas G. 13 (3/4, 1/3), Zamora (0/2, 0/1), Chourio (0/1 da tre), Vargas J.(0/2 da tre), Bethelmy 1 (0/2 da tre), Ruiz 6 (1/3), Graterol 2 (1/3), Guillen 6 (3/4, 0/5), Sifontes 1, Lewis 9 (3/6, 1/2), Perez 2 (1/2, 0/4), Ascanio (0/1 da tre), Carrera 4 (1/2), Colmenares 7 (3/6, 0/1). All. Duro F.
Russia: Bolomboy 8 (3/3), Sopin, Karasev 7 (0/1, 1/4), Baburin 3 (0/1, 1/3), Motovilov 2 (1/2, 0/1), Fridzon 14 (4/4, 1/1), Ivlev ne, Antonov 2 (1/4), Balashov, Vorontsevich 16 (2/2, 4/10), Platunov (0/1), Kulagin 4 (0/3, 0/2), Valiev 3 (0/1 da tre), Kurbanov 10 (2/4). All. Bazarevich S.
Tiri da due Ven 17/33, Rus 13/25; Tiri da tre Ven 2/22, Rus 7/22; Tiri liberi Ven 14/25, Rus 22/23; Rimbalzi Ven 29 (Guillen e Colmenares 5), Rus 36 (Valiev 6); Assist Ven 9 (Carrera 3), Rus 17 (Kulagin 5)
Espulsi: Bolomboy e G. Vargas
Arbitri: Begnis, Sardella, Vicino


Verona Basketball Cup - Il calendario del torneo

Giovedì 8 agosto
Russia-Venezuela 69-54
Italia-Senegal 111-54

Venerdì 9 agosto
Senegal-Venezuela 75-69
Italia-Russia 70-72

Sabato 10 agosto
Russia-Senegal 73-56
Italia-Venezuela 72-54

La classifica

Russia 6 (3/0)
Italia 4 (2/1)
Senegal 2 (1/2)
Venezuela 0 (0/3)

Ufficio Stampa Fip

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Altre News

16/01/2021
Kit microfoni-auricolari per gli arbitri di Serie A. Dalle gare di domenica 17 gennaio

Da domani, prima giornata del girone di ritorno del Campionato di Serie A maschile, tutte le terne arbitrali saranno dotate di un sistema di microfoni-auricolari che permetterà agli arbitri di comunicare in continuità fra di loro, senza dover aspettare le interruzioni del gioco. Il kit microfoni-auricolari è stato già testato con successo durante la Final Eight di Coppa Italia 2020 ricevendo il parere favorevole del Consiglio Federale, del Comitato Italiano Arbitri e dell'Organo Tecnico Arbitrale permettendo agli arbitri di svolgere al meglio il lavoro di squadra senza inficiarne la concentrazione.

15/01/2021
L'Europeo 1952 giocato a Mosca sotto la neve, cantando "La Montanara"

La terza edizione dell'Europeo Femminile si gioca a Mosca dal 18 al 25 maggio 1952. Nel 1938 è arrivato l'Oro Azzurro al termine di un torneo a 5 squadre, nel 1950 l'Italia si è piazzata al quinto posto su 12 partecipanti. Due anni dopo alla nostra formazione si chiede di consolidare quel risultato, magari scavalcando la Francia nel ranking delle squadre occidentali. Le premesse non sono delle migliori, purtroppo. Il CT Achille Baratti e l'allenatore Enrico Garbosi perdono per infortunio due pedine fondamentali come Anna Branzoni e Francesca Cipriani. La partenza per Mosca viene messa in discussione fino a pochi giorni dall'esordio perché per ragioni politiche l'Unione Sovietica fatica a rilasciare i visti necessari a un Paese proveniente dal blocco NATO. Ne fa le spese alla fine il presidente della FIP Aldo Mairano, a cui non viene permesso di partire. Il capo delegazione diventa Baratti. Alla vigilia la stampa italiana non si augura solo un buon risultato: "Vorremmo proprio che le Azzurre si battessero bene a Mosca e che raccogliessero le simpatie del pubblico. Mandiamo brave ma anche graziosissime rappresentanti: abbiamo sempre sempre pensato che lo sport femminile non debba in fondo disgiungersi dal fatto estetico e da un concetto di grazia-bellezza. Andiamo a Mosca con donne-donne e non con donne-cavallo". Dopo sei giorni di collegiale a Bologna si parte alla volta di Mosca. Fosse facile. Treno dall'Emilia fino a Vienna, volo quantomeno avventuroso verso Leopoli, nell'attuale Ucraina, e poi 24 ore di treno per arrivare a destinazione. Le Azzurre racconteranno quel viaggio come un'esperienza faticosa ma indimenticabile, emozionante, unica. L'unico momento di tensione al momento del decollo da Vienna, su aereo sovietico mandato appositamente in Austria per prelevare le squadre. Si sparge la voce che la fila più sicura sia quella in fondo al velivolo, al momento di salire in aereo scatta la corsa selvaggia all'ultimo posto. L'Unione Sovietica è certa di vincere l'Europeo, cosa che poi farà, e organizza l'Europeo in grande stile: si gioca nello stadio della Dynamo che può ospitare fino a 100.000 spettatori. Il problema è che il campo è in terra battuta e le partite si svolgono all'aperto: il maggio moscovita non aiuta quanto a clemenza e a pagarne le conseguenze sono soprattutto le squadre meno abituate a quelle temperature. Tra queste l'Italia. Al seguito della delegazione c'è anche un arbitro, Vito Pinto, anche se a Mosca per la prima volta arbitrano anche delle donne. Un cronista riporta: "Per la prima volta partite di pallacanestro sono state arbitrate da donne, le quali si sono dimostrate nettamente superiori agli uomini che le avevano precedute". Il 18 maggio il nostro esordio è traumatico, per non dire indimenticabile. L'Italia viene accolta in campo per la sfilata inaugurale tra gli applausi ma in testa alla delegazione c'è una bandiera con lo stemma sabaudo. Seguirà nei giorni successivi un'interrogazione parlamentare per chiarire l'accaduto. Il giorno dopo la guida delle Azzurre, tale Wladimiro, sistemerà la situazione rimediando un tricolore corretto. Si gioca alle 19.00 in un freddo polare, l'Ungheria è fortissima e ci spazza via. Le cronache da Mosca sono scarse, non ci sono giornalisti al seguito ma le Azzurre si ingegnano anche in questo. Ornella Buttini incrocia in albergo una nostra connazionale che l'indomani tornerà in Italia e le consegna una cronaca della partita. "Mi figuro la sorpresa che avrà destato la nostra sconfitta con l'Ungheria. Chi non ha assistito all'incontro non può certo rendersi conto di come abbiamo potuto giocare così male. Ci accorgemmo subito della nostra impossibilità di vincere. Le magiare fisicamente sono molto più dotate di noi, erano pronte a rimbalzo e sicure di sè, e soprattutto soffrivano meno il freddo. Sul campo soffiava un vento gelido. Le riserve che aspettavano il loro turno si erano avvolte in coperte di lana. Le nostre mani erano diventate viola per il freddo: in ogni intervento anche le migliori di noi si lasciavano sfuggire la palla". Nei successivi due impegni, le Azzurre regolano facilmente la Finlandia (60-28) e poi l'Austria (50-24) ma quando si torna ad affrontare squadre dell'Est (Polonia e Ungheria) arrivano le due sconfitte che ci fanno chiudere l'Europeo al sesto posto. Risultato non brillante ma accettabile considerate le tante difficoltà: la Francia fa però peggio di noi e quindi il primato "occidentale" è salvo. L'ultima uscita dell'Italia a Mosca assume contorni epici. Nel corso della partita con la Bulgaria inizia a nevicare, le Azzurre in panchina provano a riscaldarsi in tutti i modi e iniziano a intonare "La Montanara". Il giorno dopo la fine dell'Europeo, il successo dell'Unione Sovietica viene raccontata così sui nostri quotidiani. "La finale tra URSS e Cecoslovacchia è stata disputata davanti a 23.000 spettatori sotto una fitta pioggia, allo stadio Dynamo. Nessuno si è allontanato: sono rimasti tutti a inzupparsi e hanno fatto capire di essere dei veri sportivi rimanendo impassibili, corretti. Applaudivano all'indirizzo della loro squadra ogni volta che l'URSS affrontava un'avversaria dei Paesi occidentali ed è umanamente comprensibile". Col sesto posto, l'Italia si qualifica per la prima edizione del Mondiale che si gioca dal 7 al 22 marzo 1953 in Cile. Per mancanza di fondi la Federazione decide di non inviare la Nazionale, le uniche squadre europee sono Svizzera e Francia. Le transalpine chiudono al terzo posto dietro Stati Uniti e le padrone di casa del Cile. Ma quell'Europeo giocato nel gelo dello stadio Dynamo di Mosca resterà nella memoria per sempre. Le Azzurre: 3 Noemi Serpellon 4 Anna Sommi 5 Liliana Ronchetti 6 Ester Baitz 7 Franca Ronchetti 8 Marisa Caciolli 9 Ornella Buttini 10 Idelma Tommasini 11 Gabriella Santoro 12 Foscarina Rozzo 13 Anna Neri 14 Ileana Pasquali 15 Licia Bradamante 16 Cecilia Zupancich Allenatore: Enrico Garbosi

12/01/2021
Gary Cole e Abdul Jeelani, l'uomo che ha vissuto due volte

Ha cambiato nome. Ha cambiato continente. Ha cambiato squadre. Ha cambiato moglie due volte. Ha cambiato religione. Ha cambiato diverse volte il corso della sua vita. Quello che mai è cambiato è l'affetto che gli hanno sempre dimostrato le persone che hanno avuto la fortuna di incrociare Gary Cole. O se preferite, Abdul Jeelani. Gary nasce alla periferia di Milwaukee e cresce a Racine, polverizzando dal 1972 al 1976 tutti i record statistici della ‘University of Wisconsin Parkside’. Scelto al terzo giro dai Cavaliers, viene scartato da Cleveland e poi da Detroit e allora tenta la carta europea. E' Giancarlo Asteo a portarlo all'Eldorado Lazio nel 1976, con lui c’è anche Bob Elmore, che però poche settimane dopo viene ritrovato morto nella camera del suo residence vittima di un'overdose di eroina. Cole è l'unico americano di quella Lazio e spazza via il campionato di A2, chiuso a 32.7 punti e 11.6 rimbalzi di media. L'estate successiva atterra a Roma con la moglie Amina e il piccolo Azim dichiarandosi musulmano. Ora si chiama Abdul Quadir Jeelani. Le difese del nostro campionato ora lo conoscono ma evidentemente non abbastanza: la stagione la chiude a 33.2+13.3, Lazio promossa in A1 e le sirene della NBA che tornano. Un anno a Portland (9.6 punti) e uno a Dallas (8.4) e poi c'è di nuovo l'Italia nel destino, col contratto irrinunciabile che gli propone Livorno nel 1981: parliamo di 750.000 dollari per quattro stagioni. Alla prima arriva la promozione in A1 al fianco di Rudy Hackett (il papà di Daniel), nelle altre tre farà innamorare tutti i livornesi sponda Libertas e più in generale gli appassionati di basket italiani. Alessandro Fantozzi, suo compagno a Livorno, racconta: “Non amava molto allenarsi, era contrario alle sedute mattutine. Un sabato prima di una partita importante, dopo che i coach lo avevano redarguito sull’importanza della puntualità agli allenamenti, si presenta in palestra un ragazzo che, con borsone a tracolla, chiede dove siano gli spogliatoi perché deve allenarsi con noi. Alla richiesta del coach su chi fosse, il ragazzo rispose che aveva conosciuto Jeelani alla base militare di Camp Darby e che Abdul gli aveva detto di venire ad allenare al posto suo, perché quella mattina non sarebbe riuscito a presentarsi. Abdul era pieno di vita, amava sorridere e trasformarsi in un vero showman: il suo gioco era istrionico e irriverente, come era lui fuori dal campo”. Gli ultimi due anni della sua carriera li trascorre in Spagna, al Saski Baskonia e poi al Caja de Alava, poi torna negli Stati Uniti e di lui si perdono le tracce. E' merito di Andrea Barocci, giornalista del Corriere dello Sport, se si torna a parlare di Abdul Jeelani nel 2010. Sono trascorsi 23 anni e la vita ha decisamente smesso di sorridere al centro statunitense. Nel suo articolo Barocci ne racconta i due matrimoni falliti, le traversie legali, la depressione, i problemi col diabete e la battaglia contro il cancro combattuta con tre operazioni. Nel 2009 poi la perdita del lavoro e la richiesta di accoglienza a un centro per senzatetto di Racine. La drammatica storia di Jeelani scuote l'ambiente del basket italiano, al punto che il presidente della Lazio Basket Simone Santi lo contatta. “Scrissi via Facebook a sua figlia Karima, che mi diede il numero del centro per homeless dove viveva Abdul, che però aveva pendenze economiche negli Stati Uniti e per questo era senza passaporto. Facemmo partire una campagna di crowdfunding per pagargli i debiti e riuscimmo a farlo tornare in Italia”. Solo a Livorno vennero raccolti 3.700 euro in pochi giorni. Il 14 gennaio 2011 Jeelani atterra a Roma, accolto al Palazzetto da 1.200 bambini di tutte le etnie che fanno parte del “Progetto Colors”, un'idea della Lazio Basket nata per affermare il valore dello sport come strumento di educazione e di inserimento nella società. Qualche settimana il ritorno a Livorno. Ovunque lo attendono amici, tifosi, semplici appassionati che l'hanno visto giocare o ne hanno sentito decantare le gesta. La Lazio lo nomina testimonial di ‘Colors’ e Jeelani si prende cura per due anni di centinaia di ragazzini nelle periferie più complicate di Roma, avvicinandoli alla pallacanestro. “Qui mi sento a casa, spero di dare una mano a chi sta peggio. Lo sport per me è sempre stato questo: conoscere il mondo e stare con le persone, non il business”. Tornato negli Stati Uniti, il progetto al quale aveva contribuito con entusiasmo si è poi evoluto nella costruzione di un centro sportivo all’orfanotrofio di Zimpeto. Abdul Jeelani ci ha lasciati il 3 agosto 2016, ad appena 62 anni, vittima di una crisi cardiaca. Nessuno potrà mai dimenticarne l'eleganza quando era in campo e la dolcezza nella vita di tutti i giorni.

11/01/2021
Possibile ripresa dell’attività sportiva. Una nota della FIP

La Federazione Italiana Pallacanestro sta lavorando per consentire a tutti i propri tesserati, dal Minibasket all’attività Senior, di tornare ad allenarsi in palestra adottando tutte le cautele che gli esperti riterranno necessarie. Lo stato pandemico richiede provvedimenti straordinari. La FIP vuole andare oltre la suddivisione in attività di interesse nazionale e non, che fino a questo momento ha creato situazioni disomogenee e paradossali fra tutti gli enti deputati all’organizzazione sportiva e frustrazione nelle giovani e nei giovani di tutte le discipline. Occorre concentrare gli sforzi sull’aggiornamento dei protocolli che consentano a tutti la ripresa in sicurezza degli allenamenti a prescindere dallo svolgimento delle rispettive competizioni, verificando con la massima responsabilità quali altri campionati possano effettivamente prendere il via nel prossimo futuro.

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