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Nazionale A maschile

Verona Basketball Cup. Italia-Russia 70-72 (13 punti per Gentile e B. Sacchetti). Meo: "Perdere così fa male". Oggi il Venezuela (20.30, Sky Sport Arena)

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09 Agosto 2019

Prima sconfitta per l’Italia sul percorso verso la FIBA World Cup 2019. Gli Azzurri giocano una buona pallacanestro ma sulla sirena vengono puniti da una tripla di Vitaly Fridzon. Vince la Russia 72-70 e sono molti rimpianti per i ragazzi di Meo Sacchetti, che dilapidano un vantaggio di 16 punti nel solo ultimo quarto subendo un parziale di 19-5. C’è il gioco, a tratti. C’è il cuore, sempre. Ma la strada verso il 31 agosto, esordio iridato a Foshan, è ancora lunga.

Così il CT Meo Sacchetti: “Abbiamo giocato una buona pallacanestro per larghi tratti ma poi si è spenta la luce. Abbiamo sbagliato cose anche banali sulle quali dovremo lavorare molto. Fa male perdere in questo modo ma non dovevamo arrivare all’ultimo tiro”.

Marco Belinelli: “Dispiace per la sconfitta. Ci stiamo inserendo tutti pian piano e abbiamo ancora molto lavoro da fare. Sono contento di essere tornato in campo; quando indosso questa maglia qualcosa si smuove sempre dentro di me”.

All’esordio in questo 2019, Marco Belinelli è subito in quintetto con Hackett, Ale Gentile, Brooks e Biligha. Il primo quarto Azzurro si avvicina alla perfezione: la Russia è stordita e l’Italia fa tutto molto bene. Dalla difesa (due stoppate di Biligha) all’attacco (due triple di Beli e un Gentile ispirato). A nostro favore anche il dato dei rimbalzi e ciò vale il 22-7 dei primi 10 minuti. Pelo nell’uovo i tre falli di Amedeo Tessitori, che comunque una volta in campo dimostra atteggiamento positivo e un paio di movimenti sotto canestro niente male.
Troppo brutta per essere vera, la Russia si scuote nel secondo periodo, quando i ritmi si abbassano e Meo comincia la girandola delle sostituzioni: Kulagin, Vorontsevich, Fridzon e Karasev riportano gli avversari a contatto a 3 minuti dall’intervallo. La squadra di coach Bazarevich si arrampica fino al -2 (33-31) ma viene ricacciata indietro dai tre liberi di Gentile e dalle due schiacciate consecutive di Abass (40-32).
La terza frazione si apre con due falli fischiati a Biligha in rapida sequenza (3° e 4°). Non una buona notizia per i centri Azzurri ma la squadra continua a girare concedendo poco o nulla alla Russia. Quel poco, però, sono le triple di Fridzon, che servono ai russi per tentare a più riprese l’aggancio. Ogni volta che lo scarto si assottiglia, l’Italia accelera e trova sempre nuovi protagonisti: uno di questi è Amedeo Della Valle, mattatore dell’ultima parte della frazione con i 7 punti che valgono il nuovo strappo. A dieci dalla fine Italia + 12 (65-53). Il vantaggio si allarga fino al +16 (69-53) ma da lì in poi è buio. La Russia macina gioco e punti fino al concitato finale risolto dalla tripla di Fridzon e dal disperato tentativo, fallito, di Brooks.

I top scorer di giornata: Ale Gentile (13), Brian Sacchetti (13), Marco Belinelli (11 e 22esima gara di fila in doppia cifra).

Non hanno preso parte alla gara Gigi Datome (in recupero dopo l’operazione al ginocchio), Danilo Gallinari (in recupero dopo l’operazione di appendicite), Andrea Cinciarini (lieve distrazione muscolare), Giampaolo Ricci, Michele Vitali e Riccardo Moraschini (tutti e tre per rotazione).

Il torneo si concluderà domani con la partita contro il Venezuela (20.30, diretta Sky Sport Arena), che nel pomeriggio ha perso contro il Senegal 75-69 (25 Faye, 19 Colmenares). Al termine del match Meo annuncerà i nomi dei tre giocatori che saranno autorizzati a lasciare il raduno Azzurro e non proseguiranno dunque la preparazione in vista del Mondiale.

I tabellini

Italia-Russia 70-72 (22-7, 18-25, 25-21, 5-19)
Italia: Della Valle 9 (3/5, 1/2), Belinelli 11 (1/3, 2/5), Aradori (0/3 da tre), Gentile 13 (4/10, 0/1), Biligha 2 (1/2), Vitali L. (0/3), Hackett 7 (3/5, 0/2), Filloy, Brooks 4 (2/2, 0/1), Tessitori 4 (1/1), Abass 7 (2/2, 1/2), Sacchetti B. 13 (1/1, 1/3). All: Sacchetti R.
Russia: Bolomboy 3 (1/3, 0/1), Sopin 6 (1/1 da tre), Karasev 5 (0/5, 1/4), Baburin 2 (1/1, 0/3), Motovilov 6 (2/5, 0/1 ), Fridzon 16 (2/4, 4/6), Ivlev 2 (1/2), Antonov (0/4, 0/2), Zubkov ne, Balashov, Vorontsevich 2 (1/3, 0/1), Platunov 4 (2/2), Kulagin 10 (2/5 da tre), Valiev (0/1), Kurbanov 16 (5/8, 1/2). All. Bazarevich S.
Tiri da due Ita 18/34, Rus 15/38; Tiri da tre Ita 5/19, Rus 9/26; Tiri liberi Ita 19/29, Rus 15/22. Rimbalzi Ita 34 (Biligha 7), Rus. 42 (Vorontsevich 6) Assist Ita 12 (Filloy 3), Rus 13 (Vorontsevich 3).
Spettatori: 5000
Arbitri: Lanzarini, Begnis, Mazzoni


Senegal-Venezuela 75-69 (19-18, 8-18, 20-18, 19-15)
Senegal: Ndour 8 (1/5, 0/1), Thiam, Adams ne, Niang 2 (1/2, 0/1), D’Almeida 4 (0/2, 1/4), Mendy, Sambe 11 (0/2, 3/3), Faye 25 (2/4, 4/7), Mbodj 1 (0/2), Ndiaye 1 (0/1), Ndoye 10 (4/7), Toure 13 (4/6, 1/2). All: Gaye M.
Venezuela: Mijares, Vargas G. 15 (5/5, 1/3), Zamora ne, Chourio 7 (2/3, 1/5), Vargas J. 6 (0/1, 2/8), Bethelmy 6 (0/1, 2/10), Ruiz 2 (1/3), Graterol 2 (1/1), Guillen 2 (1/2, 0/2), Sifontes 1 (0/1 da tre), Lewis (0/2, 0/1), Perez 4 (1/3, 0/2), Ascanio ne, Carrera 5 (1/6, 0/3), Colmenares 19 (4/8, 1/3). All: Duro F.
Tiri da due Sen 12/31, Ven 16/35; Tiri da tre Sen 9/18, Ven 7/28; Tiri liberi Sen 24/34, Ven 16/25. Rimbalzi Sen 44 (10 Ndour), Ven 39 (7 Carrera, Colmenares). Assist Sen 15 (D’Almeida), Ven 16 (5 Guillen, Vargas G.).
Usciti 5 falli: Vargas G.
Spettatori: 2000
Arbitri: Sardella, Borgo, Boninsegna

Prima giornata

Italia-Senegal 111-54 (31-10, 24-16, 30-15, 26-13)
Italia: Della Valle* 11 (1/2, 3/3), Aradori 15 (3/5, 3/5), Gentile* 10 (3/6), Biligha* 8 (2/5, 0/1), Vitali L. 7 (2/2, 1/2), Hackett* 7 (2/3, 1/1), Filloy 3 (1/4 da tre), Brooks* 5 (0/1, 1/3), Ricci 9 (3/3, 1/3), Abass 13 (4/5, 1/4), Vitali M. 15 (1/3, 2/3), Sacchetti B. 8 (1/1, 2/3).
All: Sacchetti R.
Senegal: Thiam* (0/1, 0/2), Adams 7 (1/2, 1/3), D’Almeida* 8 (2/2, 1/2), Ndour 2 (0/1), Ndoye M. 1 (0/2), Mendy 3 (1/1), Gueye 2 (1/2, 0/2), Sambe* 3 (0/1, 1/2), Mbodj 1 (0/2), Ndiaye 2 (1/3), Faye 4 (0/1), Ndoye Y.* 8 (3/8), Toure* 13 (5/9). All: Gaye M.
Tiri da due Ita 22/36, Sen 14/35; Tiri da tre Ita 16/32, Sen 3/11; Tiri liberi Ita 19/20, Sen 17/26. Rimbalzi Ita 31 (Della Valle 5), Sen 29 (Ndoye 7). Assist Ita 31 (Della Valle 5), Sen 8 (Adams 3).
Usciti 5 falli: Thiam, Sacchetti B.
Spettatori: 2000
Arbitri: Mazzoni, Boninsegna, Borgo

Venezuela-Russia 54-69 (17-19, 10-13, 16-18, 11-19)
Venezuela: Mijares 3 (1/1), Vargas G. 13 (3/4, 1/3), Zamora (0/2, 0/1), Chourio (0/1 da tre), Vargas J.(0/2 da tre), Bethelmy 1 (0/2 da tre), Ruiz 6 (1/3), Graterol 2 (1/3), Guillen 6 (3/4, 0/5), Sifontes 1, Lewis 9 (3/6, 1/2), Perez 2 (1/2, 0/4), Ascanio (0/1 da tre), Carrera 4 (1/2), Colmenares 7 (3/6, 0/1). All. Duro F.
Russia: Bolomboy 8 (3/3), Sopin, Karasev 7 (0/1, 1/4), Baburin 3 (0/1, 1/3), Motovilov 2 (1/2, 0/1), Fridzon 14 (4/4, 1/1), Ivlev ne, Antonov 2 (1/4), Balashov, Vorontsevich 16 (2/2, 4/10), Platunov (0/1), Kulagin 4 (0/3, 0/2), Valiev 3 (0/1 da tre), Kurbanov 10 (2/4). All. Bazarevich S.
Tiri da due Ven 17/33, Rus 13/25; Tiri da tre Ven 2/22, Rus 7/22; Tiri liberi Ven 14/25, Rus 22/23; Rimbalzi Ven 29 (Guillen e Colmenares 5), Rus 36 (Valiev 6); Assist Ven 9 (Carrera 3), Rus 17 (Kulagin 5)
Espulsi: Bolomboy e G. Vargas
Arbitri: Begnis, Sardella, Vicino


Verona Basketball Cup - Il calendario del torneo
PalaOlimpia - Piazzale Atleti Azzurri d'Italia, 1 - Verona

Giovedì 8 agosto
Russia-Venezuela 69-54
Italia-Senegal 111-54

Venerdì 9 agosto
Senegal-Venezuela 75-69
Italia-Russia 70-72

Sabato 10 agosto
Ore 18.00 Russia-Senegal
Ore 20.30 Italia-Venezuela (diretta su SkySport Arena)

La classifica

Russia 4 (2/0)
Italia 2 (1/1)
Senegal 2 (1/1)
Venezuela 0 (0/2)







Ufficio Stampa Fip

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16/01/2021
Kit microfoni-auricolari per gli arbitri di Serie A. Dalle gare di domenica 17 gennaio

Da domani, prima giornata del girone di ritorno del Campionato di Serie A maschile, tutte le terne arbitrali saranno dotate di un sistema di microfoni-auricolari che permetterà agli arbitri di comunicare in continuità fra di loro, senza dover aspettare le interruzioni del gioco. Il kit microfoni-auricolari è stato già testato con successo durante la Final Eight di Coppa Italia 2020 ricevendo il parere favorevole del Consiglio Federale, del Comitato Italiano Arbitri e dell'Organo Tecnico Arbitrale permettendo agli arbitri di svolgere al meglio il lavoro di squadra senza inficiarne la concentrazione.

15/01/2021
L'Europeo 1952 giocato a Mosca sotto la neve, cantando "La Montanara"

La terza edizione dell'Europeo Femminile si gioca a Mosca dal 18 al 25 maggio 1952. Nel 1938 è arrivato l'Oro Azzurro al termine di un torneo a 5 squadre, nel 1950 l'Italia si è piazzata al quinto posto su 12 partecipanti. Due anni dopo alla nostra formazione si chiede di consolidare quel risultato, magari scavalcando la Francia nel ranking delle squadre occidentali. Le premesse non sono delle migliori, purtroppo. Il CT Achille Baratti e l'allenatore Enrico Garbosi perdono per infortunio due pedine fondamentali come Anna Branzoni e Francesca Cipriani. La partenza per Mosca viene messa in discussione fino a pochi giorni dall'esordio perché per ragioni politiche l'Unione Sovietica fatica a rilasciare i visti necessari a un Paese proveniente dal blocco NATO. Ne fa le spese alla fine il presidente della FIP Aldo Mairano, a cui non viene permesso di partire. Il capo delegazione diventa Baratti. Alla vigilia la stampa italiana non si augura solo un buon risultato: "Vorremmo proprio che le Azzurre si battessero bene a Mosca e che raccogliessero le simpatie del pubblico. Mandiamo brave ma anche graziosissime rappresentanti: abbiamo sempre sempre pensato che lo sport femminile non debba in fondo disgiungersi dal fatto estetico e da un concetto di grazia-bellezza. Andiamo a Mosca con donne-donne e non con donne-cavallo". Dopo sei giorni di collegiale a Bologna si parte alla volta di Mosca. Fosse facile. Treno dall'Emilia fino a Vienna, volo quantomeno avventuroso verso Leopoli, nell'attuale Ucraina, e poi 24 ore di treno per arrivare a destinazione. Le Azzurre racconteranno quel viaggio come un'esperienza faticosa ma indimenticabile, emozionante, unica. L'unico momento di tensione al momento del decollo da Vienna, su aereo sovietico mandato appositamente in Austria per prelevare le squadre. Si sparge la voce che la fila più sicura sia quella in fondo al velivolo, al momento di salire in aereo scatta la corsa selvaggia all'ultimo posto. L'Unione Sovietica è certa di vincere l'Europeo, cosa che poi farà, e organizza l'Europeo in grande stile: si gioca nello stadio della Dynamo che può ospitare fino a 100.000 spettatori. Il problema è che il campo è in terra battuta e le partite si svolgono all'aperto: il maggio moscovita non aiuta quanto a clemenza e a pagarne le conseguenze sono soprattutto le squadre meno abituate a quelle temperature. Tra queste l'Italia. Al seguito della delegazione c'è anche un arbitro, Vito Pinto, anche se a Mosca per la prima volta arbitrano anche delle donne. Un cronista riporta: "Per la prima volta partite di pallacanestro sono state arbitrate da donne, le quali si sono dimostrate nettamente superiori agli uomini che le avevano precedute". Il 18 maggio il nostro esordio è traumatico, per non dire indimenticabile. L'Italia viene accolta in campo per la sfilata inaugurale tra gli applausi ma in testa alla delegazione c'è una bandiera con lo stemma sabaudo. Seguirà nei giorni successivi un'interrogazione parlamentare per chiarire l'accaduto. Il giorno dopo la guida delle Azzurre, tale Wladimiro, sistemerà la situazione rimediando un tricolore corretto. Si gioca alle 19.00 in un freddo polare, l'Ungheria è fortissima e ci spazza via. Le cronache da Mosca sono scarse, non ci sono giornalisti al seguito ma le Azzurre si ingegnano anche in questo. Ornella Buttini incrocia in albergo una nostra connazionale che l'indomani tornerà in Italia e le consegna una cronaca della partita. "Mi figuro la sorpresa che avrà destato la nostra sconfitta con l'Ungheria. Chi non ha assistito all'incontro non può certo rendersi conto di come abbiamo potuto giocare così male. Ci accorgemmo subito della nostra impossibilità di vincere. Le magiare fisicamente sono molto più dotate di noi, erano pronte a rimbalzo e sicure di sè, e soprattutto soffrivano meno il freddo. Sul campo soffiava un vento gelido. Le riserve che aspettavano il loro turno si erano avvolte in coperte di lana. Le nostre mani erano diventate viola per il freddo: in ogni intervento anche le migliori di noi si lasciavano sfuggire la palla". Nei successivi due impegni, le Azzurre regolano facilmente la Finlandia (60-28) e poi l'Austria (50-24) ma quando si torna ad affrontare squadre dell'Est (Polonia e Ungheria) arrivano le due sconfitte che ci fanno chiudere l'Europeo al sesto posto. Risultato non brillante ma accettabile considerate le tante difficoltà: la Francia fa però peggio di noi e quindi il primato "occidentale" è salvo. L'ultima uscita dell'Italia a Mosca assume contorni epici. Nel corso della partita con la Bulgaria inizia a nevicare, le Azzurre in panchina provano a riscaldarsi in tutti i modi e iniziano a intonare "La Montanara". Il giorno dopo la fine dell'Europeo, il successo dell'Unione Sovietica viene raccontata così sui nostri quotidiani. "La finale tra URSS e Cecoslovacchia è stata disputata davanti a 23.000 spettatori sotto una fitta pioggia, allo stadio Dynamo. Nessuno si è allontanato: sono rimasti tutti a inzupparsi e hanno fatto capire di essere dei veri sportivi rimanendo impassibili, corretti. Applaudivano all'indirizzo della loro squadra ogni volta che l'URSS affrontava un'avversaria dei Paesi occidentali ed è umanamente comprensibile". Col sesto posto, l'Italia si qualifica per la prima edizione del Mondiale che si gioca dal 7 al 22 marzo 1953 in Cile. Per mancanza di fondi la Federazione decide di non inviare la Nazionale, le uniche squadre europee sono Svizzera e Francia. Le transalpine chiudono al terzo posto dietro Stati Uniti e le padrone di casa del Cile. Ma quell'Europeo giocato nel gelo dello stadio Dynamo di Mosca resterà nella memoria per sempre. Le Azzurre: 3 Noemi Serpellon 4 Anna Sommi 5 Liliana Ronchetti 6 Ester Baitz 7 Franca Ronchetti 8 Marisa Caciolli 9 Ornella Buttini 10 Idelma Tommasini 11 Gabriella Santoro 12 Foscarina Rozzo 13 Anna Neri 14 Ileana Pasquali 15 Licia Bradamante 16 Cecilia Zupancich Allenatore: Enrico Garbosi

12/01/2021
Gary Cole e Abdul Jeelani, l'uomo che ha vissuto due volte

Ha cambiato nome. Ha cambiato continente. Ha cambiato squadre. Ha cambiato moglie due volte. Ha cambiato religione. Ha cambiato diverse volte il corso della sua vita. Quello che mai è cambiato è l'affetto che gli hanno sempre dimostrato le persone che hanno avuto la fortuna di incrociare Gary Cole. O se preferite, Abdul Jeelani. Gary nasce alla periferia di Milwaukee e cresce a Racine, polverizzando dal 1972 al 1976 tutti i record statistici della ‘University of Wisconsin Parkside’. Scelto al terzo giro dai Cavaliers, viene scartato da Cleveland e poi da Detroit e allora tenta la carta europea. E' Giancarlo Asteo a portarlo all'Eldorado Lazio nel 1976, con lui c’è anche Bob Elmore, che però poche settimane dopo viene ritrovato morto nella camera del suo residence vittima di un'overdose di eroina. Cole è l'unico americano di quella Lazio e spazza via il campionato di A2, chiuso a 32.7 punti e 11.6 rimbalzi di media. L'estate successiva atterra a Roma con la moglie Amina e il piccolo Azim dichiarandosi musulmano. Ora si chiama Abdul Quadir Jeelani. Le difese del nostro campionato ora lo conoscono ma evidentemente non abbastanza: la stagione la chiude a 33.2+13.3, Lazio promossa in A1 e le sirene della NBA che tornano. Un anno a Portland (9.6 punti) e uno a Dallas (8.4) e poi c'è di nuovo l'Italia nel destino, col contratto irrinunciabile che gli propone Livorno nel 1981: parliamo di 750.000 dollari per quattro stagioni. Alla prima arriva la promozione in A1 al fianco di Rudy Hackett (il papà di Daniel), nelle altre tre farà innamorare tutti i livornesi sponda Libertas e più in generale gli appassionati di basket italiani. Alessandro Fantozzi, suo compagno a Livorno, racconta: “Non amava molto allenarsi, era contrario alle sedute mattutine. Un sabato prima di una partita importante, dopo che i coach lo avevano redarguito sull’importanza della puntualità agli allenamenti, si presenta in palestra un ragazzo che, con borsone a tracolla, chiede dove siano gli spogliatoi perché deve allenarsi con noi. Alla richiesta del coach su chi fosse, il ragazzo rispose che aveva conosciuto Jeelani alla base militare di Camp Darby e che Abdul gli aveva detto di venire ad allenare al posto suo, perché quella mattina non sarebbe riuscito a presentarsi. Abdul era pieno di vita, amava sorridere e trasformarsi in un vero showman: il suo gioco era istrionico e irriverente, come era lui fuori dal campo”. Gli ultimi due anni della sua carriera li trascorre in Spagna, al Saski Baskonia e poi al Caja de Alava, poi torna negli Stati Uniti e di lui si perdono le tracce. E' merito di Andrea Barocci, giornalista del Corriere dello Sport, se si torna a parlare di Abdul Jeelani nel 2010. Sono trascorsi 23 anni e la vita ha decisamente smesso di sorridere al centro statunitense. Nel suo articolo Barocci ne racconta i due matrimoni falliti, le traversie legali, la depressione, i problemi col diabete e la battaglia contro il cancro combattuta con tre operazioni. Nel 2009 poi la perdita del lavoro e la richiesta di accoglienza a un centro per senzatetto di Racine. La drammatica storia di Jeelani scuote l'ambiente del basket italiano, al punto che il presidente della Lazio Basket Simone Santi lo contatta. “Scrissi via Facebook a sua figlia Karima, che mi diede il numero del centro per homeless dove viveva Abdul, che però aveva pendenze economiche negli Stati Uniti e per questo era senza passaporto. Facemmo partire una campagna di crowdfunding per pagargli i debiti e riuscimmo a farlo tornare in Italia”. Solo a Livorno vennero raccolti 3.700 euro in pochi giorni. Il 14 gennaio 2011 Jeelani atterra a Roma, accolto al Palazzetto da 1.200 bambini di tutte le etnie che fanno parte del “Progetto Colors”, un'idea della Lazio Basket nata per affermare il valore dello sport come strumento di educazione e di inserimento nella società. Qualche settimana il ritorno a Livorno. Ovunque lo attendono amici, tifosi, semplici appassionati che l'hanno visto giocare o ne hanno sentito decantare le gesta. La Lazio lo nomina testimonial di ‘Colors’ e Jeelani si prende cura per due anni di centinaia di ragazzini nelle periferie più complicate di Roma, avvicinandoli alla pallacanestro. “Qui mi sento a casa, spero di dare una mano a chi sta peggio. Lo sport per me è sempre stato questo: conoscere il mondo e stare con le persone, non il business”. Tornato negli Stati Uniti, il progetto al quale aveva contribuito con entusiasmo si è poi evoluto nella costruzione di un centro sportivo all’orfanotrofio di Zimpeto. Abdul Jeelani ci ha lasciati il 3 agosto 2016, ad appena 62 anni, vittima di una crisi cardiaca. Nessuno potrà mai dimenticarne l'eleganza quando era in campo e la dolcezza nella vita di tutti i giorni.

11/01/2021
Possibile ripresa dell’attività sportiva. Una nota della FIP

La Federazione Italiana Pallacanestro sta lavorando per consentire a tutti i propri tesserati, dal Minibasket all’attività Senior, di tornare ad allenarsi in palestra adottando tutte le cautele che gli esperti riterranno necessarie. Lo stato pandemico richiede provvedimenti straordinari. La FIP vuole andare oltre la suddivisione in attività di interesse nazionale e non, che fino a questo momento ha creato situazioni disomogenee e paradossali fra tutti gli enti deputati all’organizzazione sportiva e frustrazione nelle giovani e nei giovani di tutte le discipline. Occorre concentrare gli sforzi sull’aggiornamento dei protocolli che consentano a tutti la ripresa in sicurezza degli allenamenti a prescindere dallo svolgimento delle rispettive competizioni, verificando con la massima responsabilità quali altri campionati possano effettivamente prendere il via nel prossimo futuro.

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